La giustizia (penale) ai tempi del virus

Episodio 1 – Trieste

Curiosa vicenda di società straniera che commercializzava le mascherine su Internet e si è trovata indagata (a Trieste, sic!) per averle vendute a prezzi troppo alti. Ma il merito non è importante.

Contatto il PM per spiegare la situazione e concordiamo che mi notificherà l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, cosicché io possa prendere visione degli atti e preparare una memoria con i relativi documenti. E così facciamo. Sennonché nel frattempo qualche “soggetto in malafede” si inventa l’obbligo di deposito della memoria sul portale. Solo che per depositare sul portale devi essere accreditato come difensore nello specifico procedimento. Chi deve accreditarti? La Procura. Quello stesso ente con cui ho concordato che avrei depositato una memoria e che è in attesa di riceverla.

Boh, sono due mesi che aspetto di essere accreditato…

 

Episodio 2 – Biella

Udienza di smistamento. Il decreto di citazione a giudizio dice, come al solito, che l’udienza è fissata per le nove. Però, causa Covid, il Presidente del Tribunale ha disposto che ci sia lo scaglionamento orario dei singoli processi e che l’orario effettivo venga comunicato tramite il sito Internet dell’Ordine locale. Il giorno prima dell’udienza vado a vedere sul sito dell’Ordine e non c’è nessun comunicato. Amen. Mi sveglio alle sei di mattina, prendo l’auto e arrivo per le nove.

I processi chiamati per l’udienza sono circa quaranta e c’è un affollamento che manco la metropolitana di Tokio. Dopo un po’ arriva una guardia giurata (almeno un carabiniere!) con in mano il ruolo d’udienza, sbraitando che dobbiamo distanziarci e allontanarci e che verremo chiamati a tempo debito per il singolo processo. Chiedo rispettosamente a che ora è fissato il mio e lui mi risponde per le dodici meno un quarto. Sto per mangiarmelo vivo, quando l’ufficiale giudiziario si rende conto della mia solenne incazzatura (odio svegliarmi all’alba) e mi sussurra: “avvocato, non si preoccupi, la chiamiamo prima”.

Mi chiamano alle undici…

 

Episodio 3 – Milano

Il Procuratore Capo ha vietato l’accesso agli uffici e ha disposto che le interlocuzioni con i singoli PM avvengano via posta elettronica. Devo concordare un patteggiamento. Ligio e rispettoso, scrivo una email al PM titolare del procedimento con la mia proposta. Nessuno risponde. Dopo un po’, mando un gentile sollecito. Ancora nessuna risposta. Pazienza, mi metterò d’accordo con il PM d’udienza, sperando che non mi faccia problemi.

Udienza di smistamento. Stessa solfa di Biella: scaglionamento orario, comunicazione tramite sito dell’Ordine, ecc. ecc. Anche in questo caso non trovo nessun comunicato. Essendo nella mia città, mando un collaboratore in Cancelleria il giorno prima: orario confermato per le nove e mezzo.

Vado in udienza e scopro che (1) il mio processo verrà chiamato alle dieci e mezzo e (2) comunque tutti i processi devono essere rinviati e riassegnati ad altro Giudice…

 

Morale

Vi prego, ditemi che lo state facendo apposta, ditemi che ce l’avete con gli avvocati, o perlomeno che ce l’avete con me! Così tutto questo avrebbe almeno un senso…